sabato 21 marzo 2015

L'italiano in Serbia

Il seguente articolo è stato scritto alla richiesta di Marilisa Birello, autrice dei manuali d'italiano Bravissimo. Qui sarà pubblicato in versione integrale, mentre la versione meno dettagliata sarà pubblicata sul blog L'italiano in azione. Questa volta avrete l'occasione di leggere una mia storia scritta in italiano che farà sapere a tutto il mondo dell'insegnamento d'italiano in Serbia e dei nostri tentativi di promuovere la lingua e la cultura italiana. 
Olgica Andric, autrice del blog, insegnate e traduttrice giurata d'italano      Photo credit: Avalon Novi Sad

Prima di raccontarvi la mia esperienza d’insegnante d’italiano LS in Serbia, dovrei partire da quel punto in cui comincia tutto. E’ la Facoltà di Filologia dell’Università di Belgrado, in cui da decenni si formano ogni anno decine di insegnanti d’italiano o se vogliamo essere più precisi, i professori di lingua e letteratura italiana. Anche la mia storia è cominciata lì, ottenendo una forma più precisa all’Università per  stranieri “Dante Alighieri” di Reggio Calabria, e dura fino ad oggi, ricevendo sempre spinte nuove lavorando con diversi studenti e cercando di trasmetter loro le conoscenze, l’amore e la passione per la lingua e per la cultura italiana. Anche se a volte mi sento triste di non aver mai avuto l’occasione di insegnare anche la letteratura.

Mi chiamo Olgica Andric, ho 36anni e vivo a Novi Sad, nella seconda città serba per numero di abitanti, ma in un ambiente in cui l’italiano non è una lingua molto diffusa nelle scuole pubbliche. Mi pare che saremo proprio noi, gli insegnanti d’italiano, coloro che dovranno combattere sia per la propria professione che per soddisfare i desideri degli studenti che si mostrano molto favorevoli per quanto riguarda lo studio della lingua italiana. Di motivi ce ne sono tanti: dai soliti miti che l’italiano sia facile da imparare, oltre ad aspetti turistici e culturali, e alla fine, bisogna dirlo, che l’italiano sta diventando una lingua sempre più richiesta nell’ambiente lavorativo.
Facoltà di Filologia, Belgrado
 Eppure molte persone laureate in italiano non hanno mai fatto gli insegnanti, perché la percentuale delle classi nelle scuole pubbliche è minore di quelle in cui si insegna il tedesco, il francese o il russo. Naturalmente, l’inglese è obbligatorio e molti bambini cominciano a studiarlo nell’asilo. Così, oltre all’esperienza che ho avuto a Sremski Karlovci, sostituendo più volte le colleghe nel Liceo linguistico (il primo e il più conosciuto in Serbia, fondato nell’Ottocento), ero da sempre legata alle scuole di lingua private, in cui bisogna sempre essere innovativi e motivati, dare sempre il meglio e cercare nuovi modi per proporre i propri corsi ed essere sempre un passo davanti alla concorrenza. In questo ambiente ho sempre avuto la libertà di usare i programmi che considero i migliori e di organizzare diverse attività per la promozione della lingua italiana, sia per i bambini che per gli adolescenti e gli adulti. Ma vorrei essere sincera: in futuro mi piacerebbe insegnare all'Università, non importa se pubblica o privata. Mi sento d'aver maturato la mia esperienza d'insegnante ed anche quella da traduttrice. Sto cercando l'ambiente in cui sarei in grado di dare il meglio e in cui gli studenti non capitano per caso, ma con una forte voglia di acquisire tutto che gli viene dato dall'insegnante.

            Gli studenti che scelgono l’italiano come seconda lingua straniera già dalle medie, durante il percorso scolastico e universitario, riescono a raggiungere uno stabile livello B2 dell’italiano. Altri, invece, nel momento in cui hanno bisogno di raggiungere un determinato livello d’italiano, di solito per poter continuare gli studi in Italia o perché l’italiano è richiesto come la lingua del lavoro, si iscrivono ai corsi d’italiano nelle scuole private o presso l’Istituto italiano di cultura di Belgrado. Gli studenti che frequentano questi corsi di lingua, però, non hanno molto tempo a disposizione e la prima cosa che chiedono prima di iscriversi al corso è quanto tempo ci vorrebbe per superare un certo livello, mentre i professionisti, una volta raggiunto il livello B2 o C1, vogliono specializzarsi nei linguaggi settoriali e così scelgono un corso specifico. Ad esempio, l’italiano commerciale è molto richiesto a causa della notevole presenza di aziende italiane in Serbia, poi l’italiano nel settore turistico, siccome l’italia negli ultimi anni è una destinazione molto attraente per i turisti serbi (l’italiano è la seconda LS nelle Facoltà di Turismo), ma anche i corsi preparatori per gli esami CILS, CELI e PLIDA.
 
Istituto Italiano di Cultura di Belgrado, photo credit: Panoramio
            Come ho indicato, uno studente serbo sin da piccolo è abituato a sentire in TV le lingue straniere (la maggior parte dei programmi stranieri è con i sottotitoli, così è possibile sentire la lingua originale) e a studiarle a scuola. Nel processo di apprendimento d’italiano gli studenti di madrelingua serba dimostrano alcuni “punti forti” e “punti deboli”: il punto forte è sicuramente la fonetica italiana. Molti studenti riescono ad acquisire una pronuncia e una dizione non tanto diversa da quelle dei madrelingua, ma per poterlo fare è necessario anche soggiornare in Italia e frequentare lì un corso d’italiano. I punti deboli riguardano le differenze tra le due lingue: il serbo non conosce il congiuntivo e gli articoli e un parlante serbo se ne abituerà con più fatica. A volte si incontrano alcune difficoltà nella struttura della frase: uno studente che non è mai stato in Italia, nel processo di apprendimento, nelle fasi iniziali cerca di trasmettere l’ordine delle parole dal serbo all’italiano, facendo errori perché in serbo l’oggetto può essere messo all’inizio della frase e non bisogna usare il pronome diretto per farlo notare, ma si capisce dal caso usato (in serbo esistono 7 casi e l’uso delle preposizioni è legato al locativo e allo strumentale di compagnia). Per questo motivo il mio approccio è far capire agli studenti che l’italiano non è una lingua tanto facile come dicono nelle pubblicità, che la sua struttura dell’italiano è basata su quella latina e che oltre al talento ci vuole tanto lavoro e tante ricerche pratiche per raggiungere il livello desiderato. E spesso, imparare a memoria certe cose! 

             A volte è proprio il manuale dello studente quello che influisce di più sul processo di apprendimento. Viviamo in un tempo in cui non è dominante la struttura ma i contenuti. Possono andare bene qualsiasi manuale e un po’ d’esperienza d’insegnante per presentare le strutture grammaticali, ma per motivare lo studente a fare una ricerca ci vogliono i contenuti che spesso non sono presenti nei manuali. Solo così è possibile creare nella classe un’atmosfera che dia l’impressione di studiare L2 invece di LS. La scelta dei manuali nel nostro mercato è buona, tramite i distributori è sempre possibile acquistare libri nuovi e seguire tutte le novità del settore e spesso partecipare ai workshop organizzati dalle case editrici italiane, che sono diventati una regolare occasione d’incontro degli insegnanti provenienti da diverse città. 
Manuali d'italiano- collezione privata dell'autrice
             Il metodo comunicativo-culturale che ultimamente viene usato da molti insegnanti è arricchito da contenuti multimediali in forma di presentazioni, fumetti, audio-visivi ed infografiche. Vivendo nell’epoca tecnologica sappiamo che ogni dispositivo mobile può diventare uno strumento didattico. Abbiamo superato tutte le distanze che avevamo prima quando l’unico contatto con l’italiano vivo era tramite la TV, la radio o al cinema. Adesso, volendo ci possiamo trovare in tempo reale in qualsiasi parte del mondo, sentire i parlanti madrelingua e portare nella tasca tanti dizionari ed enciclopedie in un solo dispositivo. Basta avere una connessione ad Internet e la voglia di imparare.  
           A me, personalmente, al livello elementare piace usare le presentazioni e le infografiche, sia per trattare gli argomenti grammaticali che per paragonare i dati statistici dell’Italia e del nostro paese. Una volta raggiunto il livello A2, comincio ad usare gli audio-visivi autentici per dare idee per le attività di role-play e di conversazione. Gi apprendenti preferiscono conoscere “La vera Italia” e non quella che viene presentata tramite gli stereotipi sull’Italia all’estero. Ogni aspetto culturale incontrato nella didattica è ben accettato. Poi, dal livello B1, invece di consigliare un film da vedere a casa, propongo agli studenti le attività di lettura (scelgo spesso le letture semplificate adatte a quel livello) con dei compiti specifici da svolgere (individuare i tempi verbali, motivare l’uso del congiuntivo, trovare i sinonimi o fare reti di parole in base ai contenuti dei testi letti). Inoltre, leggendo si arricchisce il vocabolario e si vede un progresso anche nella produzione scritta e viene acquisita un’ampia cultura generale del paese la cui lingua si studia. 
Photo credit: Difusion
            Pur avendo gli insegnanti ben preparati, gli studenti motivati e la libertà nell’uso degli strumenti didattici il futuro della lingua italiana in Serbia dipende da diversi fattori: il più importante sarà introdurre l’italiano nell’educazione primaria e secondaria come la seconda LS e dare agli studenti e ai genitori la possibilità di scegliere, invece di imporre come LS2 una lingua che c’è già in una scuola. Ci potrebbero dare una mano anche le aziende italiane presenti in Serbia, finanziando i progetti d’insegnamento d’italiano a livello basico e a livello professionale, ed anche Enti governativi ed Organizzazioni non governative. Purtroppo, le ultime misure del Governo serbo e la diminuzione degli stipendi nel settore pubblico hanno provocato tante tensioni nel settore dell’istruzione, umiliando e sottovalutando completamente la professione d'insegnante. Ma la nostra missione continua, perché essere insegnanti non è solo una professione, è una passione che dura per sempre. 
Sciopero degli dipendenti in Pubblica Istruzione in Serbia 2014-2015, Photo credit: pravda.rs

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